Bisogna nascondere la luce agli uccelli notturni , perche li acceca e diviene per essi più oscura delle oscure tenebre......... l'uomo attaccato alle proprie idee e che teme di perderle , pauroso di nuove verità e non disposto a dubitare di tutto .. deve uscire subito da questo luogo ... lo capirebbe male e ne rimarrebbe turbato ..


CRIPTOZOOLOGIA , ANIMALI MISTERIOSI O LEGGENDARI



Chupacabra (succhiacapre)

Il Chupacabra, come molti altri mostri del folklore, ha un aspetto che varia a seconda delle "testimonianze" e delle zone. Generalmente viene decritto come un umanoide di altezza variabile fra il mezzo metro e il metro e venti, in grado di camminare su due zampe ma con postura curva.Le supposte “orme” della creatura fanno pensare a estremità tridattile, dotate di artigli.Il muso è allungato,  gli occhi brillano al buio e sono di colore solitamente rossastro , sprovvisto di naso (al cui posto ha due fori) non ha pelliccia ,simile a un incrocio fra canide e canguro, glabro e dall'incerta andatura a balzi.Alle volte è provvisto di due ali molto piccole, quasi vestigiali, simili a quelle del pipistrello. è comunque una creatura prettamente notturna che prende il nome dalla sua abitudine di succhiare il sangue delle capre.In genere viene reputato colpevole di una serie sterminata di casi di mutilazioni e uccisioni di vari animali d’allevamento.Si può far risalire l’origine del Chupacabra all’isola di Puerto Rico, dove in seguito ha compiuto il suo attacco più eclatante, ma con il tempo gli avvistamenti di questa strana creatura si sono moltiplicati in modo esponenziale rendendo difficile associarlo a un singolo habitat, con conseguente diffusione dagli USA fino al Cile, con sconfinamenti extracontinentali persino in Russia.È capace di cambiare il colore della pelle mimetizzandosi con l’ambiente ,Si nutre di vari animali, dalle galline fino al cavallo ma attacca molto raramente l'uomo. Il metodo di attacco più comune è quello di succhiare il sangue dalla giugulare delle vittime, tramite tre fori fatti con una specie di appendice boccale. Attraverso i fori la creatura è in grado di dissanguare completamente la sua preda, iniettando nel contempo una sostanza che ne impedisce il rigor mortis È dotato di forza, resistenza e velocità sovraumane Annuncia la sua presenza emettendo un suono molto particolare, simile a un grido che può provocare forte nausea con il suo grido ,Il Chupacabra fa la sua prima comparsa mediaticamente rilevante nel 1975 nella città di Moca, Puerto Rico anche se al tempo le sparizioni e uccisioni di animali non vennero imputate direttamente a lui bensì a un più generico Vampiro di Moca.Quando nel marzo del 1995, sempre a Puerto Rico, ben otto pecore vengono trovate uccise con i famosi tre fori e poco dopo un noto attore del posto conia il patronimico, la sua leggenda si diffonde in pochissimo tempo.Da quel momento gli avvistamenti e le catture si susseguono a ritmo incredibile: Texas, Russia, Maine, Colombia, Filippine, Argentina, Bolivia, Cile, Repubblica Dominicana, Honduras, El Salvador, Nicaragua, Messico, Panama, Perù, Brasile…Ritrovamenti di cadaveri, filmati, centinaia di capi di bestiame morti, report di attacchi, non passa mese senza che il meme Chupacabra non si rafforzi in modo considerevole. ,Nel 2009 il programma tv Voyarer ha mostrato un lungo servizio sul chupacabra  riproposto per vero anche ad ottobre 2010 , in realtà sull'esemplare mostrato a Voager permando tantissimi dubbi per l'estrema somiglianza dell'animale con un coyote .


Azzo l’ultimo neanderthaliano




Questa storia risale a 60 anni fa, troppi per poter risolvere il mistero di Azzo e delle sue origini : Azzo Bassou, è infatti morto da molto tempo. Questa creatura dai tratti umanoidi,venne scoperta nel 1931 in Marocco, asud di Marrakesh. Chi l’ha conosciuto di persona l’ha definito senza mezzi termini, come “ l’idiota selvaggio che viveva in una caverna e si nutriva di carne cruda”. I tratti somatici di Azzo, non corrispondono quelli di nessun gruppo etnico moderno, con la fronte sfuggente e il naso largo e prominente, ricordava in maniera impressionante un neanderthaliano o un pitecantropo. Quali erano le origini di Azzo? Si trattava veramente di un antenato preistorico dell’uomo, l’ultimo rappresentante di un ramo laterale, non ancora estinto? Indipendentemente da alcuni articoli della stampa, scritti all’epoca della scoperta, non esiste alcuna fonte d’informazione. Lo stesso mondo scientifico rifiuta di prendere qualsiasi posizione, nessuno studioso ha mostrato il più minimo interesse, e nessuno ha scritto una relazione dettagliata sulla creatura. E se Azzo non fosse stato fotografato, la sua esistenza sarebbe gia dimenticata da tempo. A meta degli anni ’50 uno scrittore francese Jean Boullet si recò in Marocco per scoprire che cosa era successo, nel frattempo, al misterioso “uomo preistorico”, e con sorpresa vide che l’uomo era ancora vivo.Agli inizi degli anni ’70 ,l’Associazione Studi Preistorici Internazionale organizzò una spedizione sulle orme di Azzo, nel Marocco meridionale, nel deserto del Sahara. Quando , non senza difficoltà, giunsero all’oasi di Sidi Fellah, chiesero ospitalità al capo tribù, egli ammise che Azzo era davvero sepolto lì e che le sue ossa erano intoccabili. In gran segreto riferì che quell’uomo non era affatto normale se ne andava in giro tutto nudo, utilizzando soltanto utensili e strumenti di fattura rudimentale e riusciva ad articolare soltanto un paio di parole, spesso incomprensibili. Azzo era dunque morto ma il capotribù indirizzo il gruppo di ricerca italiano a due donne, che egli sosteneva fossero le ultime parenti di Azzo, le sorelle Hisa e Herkaia persone particolari costrette a svolgere lavori pesanti.

 
I MOSTRI DEI LAGHI


Il lago di Loch Ness non è il solo a vantare un proprio mostro, anche se Nessie è di sicuro l’abitante acquatico più popolare; esseri dalle medesime caratteristiche sono stati avvistati e fotografati in laghi di tutto il mondo; questi i più importanti:
· Lago Okanagan (Canada): un mostro, chiamato popolarmente Ogopogo e conosciuto dagli Indiani del luogo ancor prima dell’arrivo dell’uomo bianco, è stato avvistato più volte (esiste anche un filmato che lo riproduce).
· Lago Turale (Canada): un mostro venne avvistato per la prima volta nel 1924; successivamente, nel 1977, un gruppo di ricerca rilevò la sua presenza servendosi di un sonar.
· Laghi di Manitoba e di Zinnie Pegosis (Canada): si parla di una creatura, chiamata Manipolo, già conosciuta dagli Indiani ed osservata per la prima volta dai bianchi nel 1935. Esiste una fotografia molto chiara.
· Lago Champlain (Stati Uniti): venne osservato un mostro per la prima volta nel 1609 e da allora gli avvistamenti si sono intensificati. Attualmente è stata istituita una taglia di cinquantamila dollari per la sua cattura.
· Lago Ikeda (Giappone): il mostro di questo lago si chiama Issie ed è stato più volte fotografato.
· Lago Hanas (Cina Popolare): alcuni studiosi e ricercatori dell’Università di Xinjiang, nel 1980, hanno riferito di aver scorto sotto il pelo dell’acqua una enorme forma rossa in movimento.
· Lago Zegrzybski (Polonia): uno studente, nel 1982, avvistò una bestia enorme dalla grossa testa nera.
· Lago Labinkir (Siberia): avvistato nel 1950 un mostro dal corpo serpentiforme che ingoiò vivo il cane di un gruppo di ricercatori.
· Lago Kol-Kol (Kazakhstan): gli studiosi di una spedizione dell’Istituto di Ecologia degli Animali dell’Istituto delle Scienze di Mosca, descrissero una creatura dal corpo sinuoso lunga circa venti metri che di tanto in tanto emergeva dalla superficie del lago

MOSTRO DI LOCHNESS


Il mostro di Loch Ness, soprannominato anche Nessie, è una creatura leggendaria che vivrebbe nel Loch Ness, un lago della Scozia. Ad oggi non esiste alcuna prova inequivocabile dell'esistenza del cosiddetto "mostro" e le foto che la ritrarrebbero si sono in genere dimostrate false o non sono ritenute particolarmente significative dal punto di vista scientifico.I primi avvistamenti di questo mostro lacustre risalgono al medioevo[citazione necessaria], mentre gli ultimi avvistamenti o testimonianze di un certo rilievo e riportate dai mass media risalgono agli anni ottanta del XX secolo. Alcuni avvistamenti, in cui la sagoma di "Nessie" era confusa (avrebbe potuto essere qualsiasi cosa) sarebbero avvenuti anche sulla terraferma, a partire dal 1930.

L'ultimo presunto avvistamento del celebre mostro è avvenuto il 26 maggio 2007 ad opera di Gordon Holmes, un tecnico di laboratorio che ha filmato una sagoma nuotare nel lago .L'ipotesi diffusa nella comunità scientifica degli zoologi è che il "mostro" semplicemente non esista, per due serie di ragioni, la seconda delle quali di ordine teorico:
Nessun avvistamento o ritrovamento di tracce, resti animali al di sopra di ogni ragionevole dubbio è stato mai documentato.
La piramide alimentare di un lago relativamente piccolo come il Loch Ness non potrebbe sostenere la vita di una famiglia di predatori delle dimensioni del presunto mostro.
Per tentare di controbattere i dubbi relativi all'alimentazione della creatura è stata avanzata l'ipotesi che vuole l'esistenza di un canale segreto che colleghi il lago al Mare del Nord. Questa teoria spiegherebbe anche l'assenza di ossa e altri resti sul fondale del lago. Non vi sono tuttavia prove dell'esistenza di canali che conducono al mare.L'ipotesi che riscuote più successo fra i sostenitori dell'esistenza del "mostro" è che si tratti di uno o più plesiosauri sopravissuti in qualche modo all'estinzione. Bisogna precisare che, in ogni caso, la creatura non si potrebbe comunque definire propriamente un dinosauro, poiché i rettili marini dell'era mesozoica erano solo "parenti" dei dinosauri (vissuti unicamente sulla terraferma).
Alcuni sostenitori dell'esistenza del mostro affermano che vi sono testimonianze in cui Nessie sarebbe stata vista entrare in acqua con prede cacciate sulla terraferma, e che questo starebbe ad indicare che non si ciba (o almeno non in via esclusiva) di pesce, mentre riguardo agli spazi essa in tal modo non avrebbe a disposizione solo il piccolo Loch Ness ma anche la terraferma, dove avrebbe potuto rifugiarsi. Le pinne però indicherebbero che Nessie è un animale marino, e quindi avrebbe avuto bisogno di ritornare almeno periodicamente in acqua. Gli scettici fanno tuttavia notare che un animale della stazza di un dinosauro assai difficilmente potrebbe passare inosservato sulla terraferma e che nessuna testimonianza finora è risultata effettivamente credibile.
Dal 1956, attraverso l'uso di imbarcazioni dotate di ecoscandaglio, diverse volte e con diversi metodi si è scandagliato il lago con l'unico risultato di rilevare tre grandi masse in movimento, spiegabili come banchi di pesci, mentre secondo alcuni sostenitori della teoria del mostro potrebbero essere stati gli altri componenti della famiglia di Nessie (che si estinsero poi sulla terraferma).
Il posizionamento di esche di vario tipo non ha portato ad alcun risultato. I sostenitori dell'esistenza del mostro ipotizzano che in quel momento il mostro potrebbe non essere stato in acqua o comunque non aver gradito il tipo di cibo.

I GIGANTI 


Nel 1925 a Glozel (vicino a Vichy - Allier, Francia) Emile Frendin sprofondò nel suo campo dove stava lavorando, e trovò "Il campo dei morti": 3000 oggetti incisi, vasellame, utensili, gioielli, manufatti in osso e legno del 17~15.000 a.C. - quando non dovrebbero esistere nè scrittura (il primo sistema di scrittura documentato è quello sumero-accadico, IV millennio a.C.), nè la ceramica (la cui lavorazione oltretutto mostra un senso artistico assai sviluppato ed eccezionalmente raffinato, coordinato con notevole intuito simbolico - ad es., le statue coi volti senza bocca che hanno portato alla denominazione di "civiltà del silenzio"). Sorprendono inoltre le dimensioni delle ossa umane rinvenute (cranii grandi il doppio), delle impronte, e dei monili (ad es. bracciali) su misura per arti giganteschi. Nel 1577 a Willisau, nel cantone di Lucerna, venne alla luce uno scheletro dalle ossa enormi. Le autorità della zona si affrettarono a convocare una commissione di esperti capeggiata dal anatomista elvetico Plater, di Basilea. Gli studiosi rimasero perplessi, ma dinanzi al parere del grande specialista chinarono il capo. Plater dichiarò che si trattava senza ombra di dubbio di resti umani, nonostante la loro mole fosse alquanto insolita. Lo scheletro era incompleto ma l'anatomista lo ricostruì sulla creta: ne risultò il disegno di un titano alto 5,80 metri! Fu battezzato "il gigante di Lucerna" e le sue ossa furono orgogliosamente esposte in una sala del municipio. Recentemente scheletri di 2,8-3,1 metri sono stati rinvenuti da antropologi sovietici nella regione caucasica. Ne parlano in maniera chiara sia la Bibbia, IGenesi 6,1-4)… 1Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, 2i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. 3Allora il Signore disse: "Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni".
4C'erano sulla terra i giganti a quei tempi - e anche dopo - quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, (libro dei Numeri 13, 21-29;32-33)….Quelli dunque salirono ed esplorarono il paese dal deserto di Sin, fino a Recob, in direzione di Amat. Salirono attraverso il Negheb e andarono fino a Ebron, dove erano Achiman, Sesai e Talmai, figli di Anak. Ora Ebron era stata edificata sette anni prima di Tanis in Egitto. Giunsero fino alla valle di Escol, dove tagliarono un tralcio con un grappolo d'uva, che portarono in due con una stanga, e presero anche melagrane e fichi.
Quel luogo fu chiamato valle di Escol a causa del grappolo d'uva che gli Israeliti vi tagliarono.
Alla fine di quaranta giorni tornarono dall'esplorazione del paese e andarono a trovare Mosè e Aronne e tutta la comunità degli Israeliti nel deserto di Paran, a Kades; riferirono ogni cosa a loro e a tutta la comunità e mostrarono loro i frutti del paese. Raccontarono: "Noi siamo arrivati nel paese dove tu ci avevi mandato ed è davvero un paese dove scorre latte e miele; ecco i suoi frutti. Ma il popolo che abita il paese è potente, le città sono fortificate e immense e vi abbiamo anche visto i figli di Anak Ma gli uomini che vi erano andati con lui dissero: "Noi non saremo capaci di andare contro questo popolo, perché è più forte di noi". Screditarono presso gli Israeliti il paese che avevano esplorato, dicendo: "Il paese che abbiamo attraversato per esplorarlo è un paese che divora i suoi abitanti; tutta la gente che vi abbiamo notata è gente di alta statura; vi abbiamo visto i giganti, figli di Anak, della razza dei giganti, di fronte ai quali ci sembrava di essere come locuste e così dovevamo sembrare a loro. Raccontarono: "Noi siamo arrivati nel paese dove tu ci avevi mandato ed è davvero un paese dove scorre latte e miele; ecco i suoi frutti. Ma il popolo che abita il paese è potente, le città sono fortificate e immense e vi abbiamo anche visto i figli di Anak Ma gli uomini che vi erano andati con lui dissero: "Noi non saremo capaci di andare contro questo popolo, perché è più forte di noi". Screditarono presso gli Israeliti il paese che avevano esplorato, dicendo: "Il paese che abbiamo attraversato per esplorarlo è un paese che divora i suoi abitanti; tutta la gente che vi abbiamo notata è gente di alta statura; vi abbiamo visto i giganti, figli di Anak, della razza dei giganti, di fronte ai quali ci sembrava di essere come locuste e così dovevamo sembrare a loro…(la caverna del tesoro 15 )..Ora sul monte rimanevano i soli Metusala e Noè, poiché tutti gli altri figli di Seth erano discesi dai confini del Paradiso verso la pianura tra i figli di Caino. E qui si unirono i figli di Seth, gli uomini con le figlie di Caino. Esse concepirono e partorirono degli uomini giganteschi, una stirpe di giganti alti come torri…(libro dei giubilei 5 “nozze degli angeli con le figlie degli uomini ; annuncio del diluvio”...E, quando i figli degli uomini incominciarono a moltiplicarsi sulla terra, e furono loro generate delle figlie, avvenne che gli angeli di Dio le videro, in un anno di questo giubileo,(e si accorsero) che erano belle a verdersi. E se ne scelsero alcune tra le loro mogli e queste generarono loro dei figli, e costoro furono i giganti. ..(libro etiopico di Enoc.7 ) Costoro (Angeli) e tutti gli altri con essi si presero moglie ciascuno di loro se ne scelse una cominciarono frequentarle, e a contaminarsi con esse, le ammaestrarono nelle arti magiche, nelle formule di scongiuro, nel taglio di piante e radici e rivelarono le piante dotate di proprietà medicinali. Ma esse rimasero incinte e generarono giganti alti 3000 cubiti che consumarono il prodotto degli uomini. Ma quando gli uomini non poterono più rifornirli di nulla, i giganti si rivoltarono contro di loro e li divorarono…. ; che il Mahabharata, sia i testi sacri thailandesi che quelli di Sri Lanka, sia le storie egizie che quelle irlandesi e basche. Anche in America le tradizioni relative ai titani non mancano. . Per esempio ne da' notizia il "Manoscritto messicano di Pedro de los Rios", in cui si legge: "Prima del diluvio che si verificò 4008 anni dopo la creazione del mondo, la Terra di Anahuac era abitata dagli Tzocuillixeco, esseri giganteschi...". Sappiamo inoltre che gli spagnoli di Hernan Cortes sbarcarono in America e appresero dai saggi indigeni di come "un tempo esistessero uomini e donne di statura molto alta...".Gli furono mostrate ossa gigantesche fra cui "un femore alto come un uomo di normale statura" che Cortes spedì al suo re. Le leggende sui giganti abbondano attorno al Lago Titicaca e molte di esse affermano che essi si trasferirono al sud. I loro discendenti dovettero popolare fino a qualche secolo fa la Patagonia, e il suo scopritore, Magellano, li incontrò più volte. E' scritto dell'incontro con uomini "così alti che le teste dei membri dell'equipaggio arrivavano a malapena alla loro cintola e la loro voce era quella di un toro...". Né manca Erodoto (storie 1-68) il quale parla di un fabbro che..."Volevo fare un pozzo in questo cortile, scavai e m'imbattei in una bara di sette braccia (un braccio equivale a circa 44 centimetri). L'aprii e...io non credevo che fossero mai esistiti uomini di maggiori dimensioni di quelli di oggi, ma vidi che il morto era di lunghezza pari alla bara (oltre 3,10 metri); lo misurai e lo riseppellii
  
 
 Gigante fossilizzato che venne scoperto nel 1895 da Mr. Dyer nel corso di attività minerarie nella Contea di Antrim, in Irlanda. Nella foto (pubblicata dalla rivista britannica "Strand") viene messo a confronto con un vagone ferroviario. Le misure principali erano: altezza complessiva 3,70 metri, circonferenza toracica 1,97 metri, lunghezza delle braccia 1,37 metri, peso 2050 Kg. Il piede destro presentava sei dita. Del gigante e dei suoi proprietari, dopo diverse dispute legali per determinarne la proprietà, non se ne è saputo più nulla






BASILISCO


Basilisco è il nome comune di un genere di sauri, appartenente alla stessa famiglia delle iguane. Questi rettili innocui, dall'aspetto feroce, sono animali che, sebbene si muovano lentamente sulle quattro zampe, possono correre veloci sulle sole zampe posteriori, sono anche in grado di correre sull’acqua sfruttando le turbolenze prodotte dal rapido contatto delle zampe con la superficie liquida. I basilischi sono semi arboricoli, amanti dell'acqua e si nutrono prevalentemente di insetti, pesci, anfibi, piccoli rettili; raggiungono la maturità sessuale tra i 16 e i 18 mesi di età, sono ovipari e dopo l'accoppiamento, le femmine depongono dopo circa 3 settimane una decina di uova in una buca nel terreno. La schiusa avviene generalmente dopo 8-10 settimane.
Nell'America tropicale, loro habitat, vivono quattro specie: il basilisco striato (Basiliscus vittatus) che è marrone con una banda gialla lungo i fianchi, mentre le altre specie, fra cui il basilisco americano (Basiliscus plumifrons) e Basiliscus basiliscus, sono giallastre o bruno verde. Questi animali raggiungono la lunghezza di 1 m, alla quale contribuisce perlopiù la coda, sottile e simile a una frusta. Le zampe posteriori sono molto sviluppate rispetto al resto del corpo. I maschi hanno sul dorso e coda e sulla testa, una cresta erettile che scorre lungo la linea mediana.


MOKELE MBEBEMBE





A 800 chilometri circa a nord di Brazzaville, capitale del Congo, una vasta foresta paludosa si estende su approssimativamente 130000 chilometri quadrati. Quest'immenso territorio prende il nome di Likouala. Secondo la leggenda, in fondo alla palude vivrebbe il Mokele Mbembe ("colui che ostacola il flusso dei fiumi").
La prima descrizione del Mokele Mbembe è dovuta all'abate Proyar, un missionario francese del XVIII secolo. Il Mokele sarebbe un ibrido d'elefante, d'ippopotamo e di leone, dotato di un collo da giraffa e di un'immensa coda di serpente. Dalle varie testimonianze, emerge che il misterioso animale ha la pelle liscia, di colore grigio-brunastro, con la stazza di un elefante (o almeno quella di un ippopotamo), un piccola testa da serpente, un collo flessibile lungo dai 2 ai 3 metri, zampe come pilastri e una lunga coda muscolosa richiamante quella del coccodrillo. Queste caratteristiche potrebbero far pensare a un dinosauro sauropode di genere Diplodocus o Apatosaurus. Quest'ipotesi è molto popolare, in quanto il pubblico si è in un certo modo innamorato di tali bestie. Non è quindi sorprendente che non appena si descrive un essere del genere, si pensi immediatamente a un dinosauro. L'unico problema è che i dinosauri sono supposti essere estinti da circa 65 milioni di anni.
Le prove dell'esistenza del Mokele Mbembe sono soprattutto costituite dalle testimonianze delle popolazioni locali, che sarebbero state accreditate da uno scienziato, il dr Marcellin Agnagna. Nel 1983, questo zoologo congolese, durante una spedizione, avrebbe potuto osservare il Mokele da una distanza di 250 metri per ben venti minuti. Esiste inoltre una fotografia di un'impronta a tre dita, caratteristica dei dinosauri… ma potrebbe tranquillamente trattarsi di un'impronta d'ippopotamo, dato che una zolla di terra avrebbe potuto nascondere la traccia di un quarto dito.
Alcuni scienziati hanno ipotizzato che il Mokele Mbembe possa essere una specie sconosciuta di varano. Il più grande varano esistente è il drago di Komodo e misura dai 3 ai 4 metri di lunghezza. È possibile che nelle paludi di Likouala ne esista una specie ancor più grande? Quest'ipotesi sembra suscitare un grande interesse presso gli zoologi, dato che un varano gigante, il Melagamia, è vissuto in Australia nel Pleistocene.
D'altro canto, considerando il fatto che possediamo molti resti e che riusciamo a ricostruire molti dettagli della vita dei dinosauri, i quali sono vissuti centinaia di milioni di anni fa, è molto strano, sia in questo caso, sia in altri, che non esistano testimonianze concrete e dirette sulla presunta esistenza di queste attuali creature "nascoste".

LA BESTIA DEL GEVAUDAN


Nel giugno 1764, una giovane donna è attaccata da un animale strano in un villaggio nei pressi di Langogne (Ardèche) mentre pascolava le sue mucche. Al primo assalto della bestia, i cani che la donna aveva con sè fuggirono.Le mucche tennero a bada il mostro attacandolo impedendo che la giovane donna fosse divorata. Respinta, la bestia ritornava immediatamente alla carica.Cercando di attaccare la giovane donna l'animale finì con lo scoraggiarsi davanti agli attacchi da parte dei bovini e la donna si salvò sfregiata solo da alcuni graffi dovuti agli artigli della creatura. Ecco come la donna descrisse la bestia:

"Grande come un vitello con un petto molto largo, testa e collo molto grosso, orecchie corte e dritte, il muso come quello di un levriero, la bocca nera e due denti molto lunghi ed affilati con un manto nero della cima della testa all'estremità della coda, procede a balzi di oltre 9 metri, dotata di grandi ed affilati artigli."

Nei mesi che seguono, l'orrore continua:numerosi bambini e donne furono divorati dalla bestia.

Tra 16 settembre e il 27 dicembre 1764 oltre 15 persone tra bambini e donne furono uccisi dalla creatura.

Si trovavano degli arti, teste mozzate o cadaveri mezzi divorati.Gli attacchi della creatura erano rivolti principalmente alle donne ed ai bambini, in quanto erano prede molto più facili perchè opponevano poca resistenza e perchè erano loro che pascolavano il bestiame all'infuori dei villaggi, sulle colline.
Le caratteristiche mostruose di questo animale che probabilmente si imparentava al lupo senza esserne però un lupo, ed i suoi massacri incessanti ne hanno fatto molto velocemente una bestia straordinaria, diabolica ed invulnerabile, forse dotata di poteri paranormali. Queste descrizioni alimentavano la leggenda sulla creatura.Nelle case si comincia ha parlare della bestia ed il terrore si sparse velocemente nell'est del Gévaudan.


Mummia di demone Giapponese

siamo nel tempio buddista di Rakanji in Giappone.
La foto, antecedente al 1943, momento in cui il tempio andò distrutto in un incendio per poi essere ricostruito nel 1969, ritrae la mummia di ciò che all’apparenza sembra essere un “piccolo demone” che era custodita proprio in questo tempio. Non avendo altre prove le domande che ci si porge sono tante, considerando anche il fatto è che già strano di per sé che proprio la foto si sia salvata dall’incendio.

Le ipotesi poi sono tante, potrebbe essere sia un animale che un bambino affetto da qualche strana patologia o mutazione genetica, come potrebbe essere una bestia antica a noi sconosciuta e putroppo non abbiamo altri dati per poter approfondire l’argomento che a tutt’oggi resta nel mistero.





Mothman l'uomo Falena

 ha le sue origini a Point Pleasant, West Virginia, Ohio.
Nella città di Point Pleasant, West Virginia, vi è una statua dedicata alla figura del Mothman, che dal 1966 al 1967 fu segnalata in numerosi avvistamenti, descritto come una creatura volante non identificata, dotata di grandi ali ed occhi rossi.In questa città vi è un museo e si trovano gadget sul mothman in vendita nei negozi.

Non esistono foto o videoriprese che confermino l'esistenza di questo essere mitologico solo immagini poco nitide ed indecifrabili.
Gli studi più significativi sul Mothman sono stati effettuati dall'ufologo John Keel, fermamente convinto della provenienza da mondi paralleli di questo essere. Keel scrisse un libro sul Mothman nell'anno 1975, visitando Point Pleasant e recandosi sui luoghi degli avvistamenti e raccogliendo testimonianze.
Il Mothman fu rilanciato nel 2001 con il film The mothman prophecies interpretato da Richard Gere tratto dal libro scritto da John Keel.
Date e luoghi degli avvistamenti:
-1 Settembre 1966 Scott Missouri
-1 Novembre 1966 Camp Conley Road
-12 Novembre 1966 Cimitero di Clendenin
-15 Novembre 1966 Area TNT vecchia centrale elettrica Point Pleasant
-16 Novembre 1966 Area TNT presso Igloo
-17 Novembre 1966 Statale 7 Cheschire Ohio
-18 Novembre 1966 Area TNT
-20 Novembre 1966 Campbells Creek
-24 Novembre 1966 Point Pleasant
-25 Novembre 1966 Lowell Ohio
-27 Novembre 1966 Statale Albans
-27 Novembre 1966 Manson
-27 Novembre 1966 Statale Albans
-4 Dicembre 1966 Aeroporto di Gallipolis Ohio
-6 Dicembre 1966 Maysville Kentucky
-6 Dicembre 1966 Area TNT
-7 Dicembre 1966 Statale 33 Ohio
-8 Dicembre 1966 Statale 35
-11 Dicembre 1966 Area TNT
-11 Dicembre 1966 Statale 35
-11 Gennaio 1967 Point Pleasant
-12 Marzo 1967 Letert Falls Ohio
-19 Maggio 1967 Area TNT
-2 Novembre 1967 Area TNT
-7 Novembre 1967 Chief Cornstalk Park

Testimoni affermano dopo aver avvistato il mothman, di aver visto Ufo in cielo e di udire ronzii o squitti, versi che emette anche la gru delle dune, antica gru primitiva che poteva raggiungere i 2 metri di altezza, una teoria riguardo al mothman infatti afferma che la creatura poteva essere una gru delle dune ancora in vita.
Alcuni abitanti di Point Pleasant ipotizzarono che il mothman potesse essere una creatura giunta sul luogo per avvertire dell'imminente catastrofe che avrebbe colpito la città il 15 dicembre 1967 in cui un ponte( il Silver Bridge, ponte d'argento , nome attrtibuito a causa della colorazione argento del ponte)crollò a causa del forte vento uccidendo 46 persone nell'ora di maggior traffico.Il ponte Silver Bridge era stato costruito quarant'anni prima.In seguito alla catastrofe vi furono sempre meno avvistamenti del mothman, fino alla loro cessazione una coincidenza?Oppure il mothman aveva lo scopo di avvertire la popolazione locale dell'imminente disastro?Oppure esso fu la causa della catastrofe?
Il Mothman fu avvistato in seguito prima di altre catastrofi in altre zone ad esempio fu avvistato prima del terremoto di Città del Messico del 1985 e nel 1986 in concomitanza con il disastro nucleare di Chernobil.

   
Le Arpie

Nella mitologia greca le Arpie erano mostri alati rappresentati con il volto femminile e il corpo di avvoltoio. In generale sono state rappresentate con il viso di donna e il corpo di un volatile. Le arpie sono figlie di Taumante ed Elettra anche se per altri autori sono figlie di Poseidone e Gaia o di Echidna e Tifone che generarono anche Cerbero e l'Idra. I loro nomi erano: Podarge, Aello, Ocipite, Tiella e Celeno anche se, nelle varie storie legate alle Arpie, alcuni autori riportano solo i nomi di Aello, Ocipite e Celeno, quest'ultima citata per la prima volta nell'Eneide da Virgilio. Queste creature mostruose impersonificavano la furia dei venti marini. Infatti durante le burrasche e le tempeste di mare le Arpie erano solite rapire i naufraghi. Più tardi furono considerate creature infernali che rapivano le anime dei morti per trasportarle nell’aria. Per l’Ariosto le Arpie erano addirittuara sette e impersonificavano i sette peccati capitali. Troviamo le Arpie nell’Odissea di Virgilio, nell’Inferno di Dante, nella Regina delle Fate di Spencer e nel Paradiso Perduto di Milton.

Le SIRENE

Le Sirene sono un'altra personificazione dei pericoli del mare, demoni marini, metà donne e metà uccelli; il loro padre era il dio-fiume Acheloo e la madre la musa Melpomene, oppure la musa Tersicore. Sono menzionate per la prima volta nell'Odissea, dove sono in numero di due; tradizioni posteriori ne nominano quattro, oppure, più spesso, tre, chiamate, nell'accezione più comune, Ligia Leucosia e Partenope, dalla quale il nome antico di Napoli. Nella tradizione sono musiciste squisite e, secondo Apollodoro, una suonava la lira, un'altra cantava, la terza teneva il flauto.
 Secondo la leggenda l'isola delle Sirene era posta lungo la costa dell'Italia meridionale, al largo della penisola di Sorrento; con il fascino della loro musica esse attiravano i marinai che passavano nelle vicinanze; le navi si avvicinavano allora pericolosamente alla costa rocciosa e si fracassavano; e le Sirene divoravano gli imprudenti.
Ulisse e il canto delle Sirene Mosaico (particolare) proveniente da Dougga, III sec., conservato presso il Museo del Bardo di Tunisi, tra i più prestigiosi musei archeologici al mondo e certo quello che ospita la più ricca collezione di mosaici romani. Rappresenta Ulisse sulla sua nave, legato all'albero maestro per non soccombere al canto delle Sirene, qui raffigurate come donne con zampe e ali di uccello.
Secondo la leggenda gli Argonauti passarono loro vicino, ma Orfeo cantò tanto melodiosamente, che i marinai della nave "Argo" non ebbero voglia di ascoltarle. Solo Bute si lanciò in mare, ma fu salvato da Afrodite.


Anche Ulisse solcò quelle acque ma, preavvertito da Circe, ordinò ai suoi uomini di tapparsi le orecchie con la cera; lui stesso si fece legare a un albero della nave, vietando ai compagni di slegarlo, qualunque supplica avesse loro rivolto. La storia racconta che le Sirene, indispettite dal proprio insuccesso, si buttarono in mare e affogarono.
Circa la loro origine e le loro ibride sembianze, le versioni sono diverse. Ovidio sostiene che un tempo esse erano donne comuni, ma chiesero agli dei il beneficio delle ali, per cercare sui mari una loro compagna rapita da Plutone. Secondo altri, erano state trasformate da Demetra, quale punizione per non essersi opposte al rapimento di sua figlia. Oppure che Afrodite le aveva private della bellezza, perché disdegnavano i piaceri d'amore.
Nelle leggende successive furono considerate divinità dell'aldilà e per questo motivo sono spesso raffigurate sui sarcofagi.


YETI

Lo Yeti è una creatura leggendaria che si ritiene viva nell'Himalaya, ormai entrata nell'immaginario collettivo. È anche noto come abominevole uomo delle nevi, termine originato da una traduzione giornalistica errata dell'espressione in lingua nepalese Metoh Kangmi. Il termine Yeti deriva invece da yeh-teh che significa "Quella cosa là", l'espressione usata dagli sherpa per indicare la mitica creatura.
Lo yeti viene descritto come un grosso animale, con analogie con le scimmie, che vive sull'Everest o comunque nell'Himalaya. Si tratterebbe di un essere di altezza compresa tra 1,80 e 2,40 metri, ricoperto di una folta pelliccia di colore bianco. Avrebbe una lunga capigliatura e braccia lunghe fino alle ginocchia. Gli abitanti del Tibet ipotizzano l'esistenza di due tipi di Yeti: il Dzu-teh (che significa cosa grossa), più alto, e il Meh-teh, di altezza più ridotta.
Già nel 1407 il bavarese Johann Schildberger, secondo i resoconti di viaggio, avrebbe incontrato lo Yeti sulla catena degli Altai, presso i confini occidentali della Mongolia.[1]
Il primo a riferire dell'esistenza di una creatura pelosa e senza coda, simile ad un uomo, è stato R. R. Hodgson, magistrato britannico, in Nepal dal 1820 al 1843.
Le prime impronte dello Yeti furono scoperte in Tibet dal maggiore L.A. Waddell nel 1889 a più di cinquemila metri di quota.
Nel corso del XIX secolo, si trova qualche riferimento a questo essere semiumano anche in scritti di ufficiali inglesi residenti nella regione himalayana.
Il 22 settembre 1921, il tenente colonnello C. K. Howard-Bury, mentre stava tentando la scalata dell'Everest, percorrendo il sentiero che da Kharta porta a Lhapka-La, vide attraverso il binocolo, su un piano innevato sovrastante, una figura scura dalle sembianze vagamente umane. Quando giunse sul posto, a settemila metri, notò nella neve impronte di piedi nudi dalla forma umana. La notizia raggiunse il mondo civilizzato e diede vita al moderno mito dell'Abominevole Uomo delle Nevi.
Nel 1925, nella regione del ghiacciaio Zemu (ad un'altitudine di circa 4500 metri), N.A. Tombazi, fotografo greco della Royal Geographical Society di Londra, vide una creatura in movimento circa 300 metri più in basso. Essa scomparve prima che Tombazi potesse preparare la macchina fotografica ma, scendendo, ne rinvenne le impronte.
Il 19 marzo 1954, il Daily Mail pubblicò un articolo che descriveva una spedizione intenta ad ottenere campioni di peli di uno scalpo trovato nel monastero di Pangboche. I peli furono analizzati dal professor Frederic Wood Jones, un esperto in antropolgia e Anatomia Comparata.
La ricerca consisteva nel prendere delle microfotografie dei peli e metterle a confronto con peli di animali noti come orsi e oranghi. Il Professore Woods Jones concluse che i peli dello scalpo di Pangboche non provenivano da uno scalpo. Egli sostenne che, al contrario degli animali, che hanno una cresta di peli che si estende dalla testa alla schiena, la reliquia aveva una cresta che si estendeva dalla base della fronte e terminava presso la nuca.
I peli variavano dal nero scuro al marrone scuro sotto una luce fioca fino al rosso alla luce del sole. Nel corso dello studio, i peli furono sbiancati, tagliati in sezioni e analizzati al microscopio, ma Woods Jones non riuscì a individuare l'animale a cui apparteneva lo scalpo. Tuttavia, si convinse che i capelli non appartenevano ad un orso o ad una scimmia antropoide. Egli, inoltre, ipotizzò che i peli non fossero della testa dell'animale, ma della spalla.

LO YETI D'ORIENTE

È senza peli, ha una coda da canguro, il muso da orso. Ma non appartiene a nessuna di queste specie. Ed è emerso dalle foreste della Cina centrale a turbare i sogni (ed accendere gli entusiasmi) degli scienziati. Questo strano animale - che in attesa di trovare una classificazione scientifica è diventato per tutti “lo Yeti d’Oriente” - è stato catturato da cacciatori nella provincia del Sichuan. “Non fa nemmeno versi da orso” dice un cacciatore, “ha più la voce di un gatto. Che stia chiamando gli altri esemplari della sua specie?”

BIG FOOT

Si parla di esemplari sconosciuti di primati, creature aliene, mammiferi della famiglia Megatherium sopravvissuti all'estinzione. Nel libro Hunting the Grisly and Other Sketches (1900), presentato da Theodore Roosevelt, viene citata l'esperienza di due cacciatori alle prese con un violentissimo orso bruno fuori dalla norma. Il caso verrà successivamente trattato come uno dei primi concreti rapporti sull'esistenza del Bigfoot.
Il primatologo John Napier e l'antropologo Gordon Strasenburg hanno proposto una tesi alternativa, secondo cui i Bigfoot potrebbero essere esemplari di ominidi sopravvissuti all'estinzione, più in ristretto dei Australopithecus robustus, a discreditare la teoria v'è il fatto che i resti di questa famiglia ominide siano stati trovati unicamente nell'Africa meridionale.


Alcuni sostengono che questo leggendario primate possa essere imparentato con lo Yeti del Tibet e l'Alma della Mongolia. Mentre per lo Yeti si aveva un cranio in un tempio tibetano nell'Himalaya, poi rivelatosi un falso, per lo Sasquatch non si dispone di alcun elemento che ne attesti l'esistenza.

La prova più verosimile dell'esistenza di questo animale è un video girato il 20 ottobre 1967 dai cacciatori Roger Patterson e Bob Gimlin; la pellicola fa vedere un Bigfoot femmina molto alto, dai seni cadenti e una folta peluria nera/grigia, che cammina con passo malandato vicino al fiume Bluff Creek, si gira verso i due uomini e si addentra nella foresta. A distanza di molti anni nessuno ha accertato la veridicità di tale filmato. Secondo il regista John Landis si tratta di un uomo travestito da Bigfoot: secondo lui è stato John Chambers a fare il costume (ha fama di avere fatto i costumi per Il pianeta delle scimmie). Nel 2004 è trapelato il nome dell'uomo che avrebbe vestito il costume della creatura: un certo Bob Heironimus, un pensionato, in un costume fatto da Philip Morris in Carolina[senza fonte]. Patterson fino alla sua morte (1972) ha sostenuto l'autenticità del suo filmato. Bisogna anche dire che non ci sono prove che il filmato sia un falso, infatti il costume da Bigfoot non fu mai ritrovato.
Si parla del Bigfoot anche nelle leggende dei Pellerossa: di questo essere si inizia a parlare dal 1958, quando un operaio trovò delle orme gigantesche durante degli scavi.[senza fonte] Le leggende dei pellerossa dicono che i Bigfoot mangino le persone, perciò ne hanno molta paura e cercano di ucciderlo.

Il Celacanto

 è un pesce preistorico che si era creduto estinto fino al secolo scorso. Esistono due  specie di celacanto la latimeria chalumnae e la latimeria menadoensis.
La latimeria chalumnae  fu scoperta nel 1938 in Sudafrica, quando Mayore Courtenay Latimer  responsabile del Museo East London, individuò il celacanto fra alcuni pesci pescati da un motopeschereccio sul fiume Chalumna, scoperta che è stata descritta dettagliatamente in un interessante libro intitolato appunto “La storia del celacanto”. Prima di questa data si pensava fosse estinto nel cretaceo e basandosi sullo studio dei fossili, veniva considerato l’anello di congiunzione tra i pesci e i vertebrati terrestri, perché sembravano dotati di un abbozzo di polmone, quindi venivano considerati una specie intermedia tra i pesci e i rettili.
Il celacanto oggi vive nell’Oceano Indiano, fra le Comores e il Madascar, in Sud Africa e in Indonesia.


E’ un pesce di grosse dimensioni e può arrivare fino ai due metri di lunghezza e gli 80 Kg. di peso. Vive in media 60 anni, preferisce nuotare in profondità e predilige andare a caccia durante la notte. Si nutre di anguille, razze, piccoli squali e calamari. Nuotano in modo particolare, in quanto muovono le pinne a coppia, o le due anteriori, le pettorali o le due posteriori le pelviche. Le femmine hanno un periodo di gestazione di tre anni.
La latimeria menadoensis, invece fu scoperta ancora più recente, si arriva al 1997, in Indonesia, quando due turisti, i coniugi Erdmann, scoprirono in un mercato nell’isola di Sulawesi, un pesce che sembrava Gombessa, una specie di pesce chiamata da loro Re del Mare. In realtà si resero conto che era solo una somiglianza, infatti il colore non era blu ma marrone. Successivamente con alcune ricerche sul DNA, i ricercatori scoprirono che la specie era anche diversa dalla latimeria chalumnae  e fu chiamata latimeria menadoensis.
In epoca preistorica i celacanti erano di diverse specie, oggi ne rimangono due, la latimeria e la chalumnae. Queste specie naturalmente si sono evolute nel corso dei secoli, difatti dai reperti studiati, solo i fossili più recenti, quelli che risalgono al cretaceo, sono simili alle due specie attuali.

PLESIOSAURI MODERNI

Erroneamente considerato un dinosauro da molti è in realtà un rettile , il plesiosauro è molto noto al grande pubblico fin dall' '800 Nel corso dei secoli le cronache narrano di molti avvistamenti in mare e nei laghi  di animali simili a plesiosauri  così come molte carcasse di animali misteriosi lo ricordano.

I suoi resti fossili si rinvengono in strati del Giurassico inferiore (circa 190 - 180 milioni di anni fa) principalmente in Inghilterra e in Germania.
Questo animale era lungo in media dai tre ai cinque metri, ed è molto ben conosciuto grazie a vari scheletri completi emersi dalle rocce giurassiche del giacimento di Lyme Regis in Inghilterra. Le sue caratteristiche includono una piccola testa, un collo lungo e sottile, un corpo largo e piatto, una coda corta e soprattutto quattro zampe trasformate in pinne allungate. Il suo nome è stato utilizzato anche per il grande gruppo di rettili chiamati plesiosauri, di cui è un primitivo rappresentante abbastanza tipico.

Il plesiosauro fu uno dei primi "rettili antidiluviani" ad essere scoperti nelle rocce inglesi, all'inizio del XIX secolo. La sua scoperta da parte di Mary Anning destò scalpore nell'Inghilterra vittoriana. Il suo nome ("vicino alla lucertola") sta ad indicare che questo animale era più simile ai rettili odierni di quanto non lo fosse Ichthyosaurus ("lucertola pesce"), scoperto negli stessi giacimenti pochi anni prima.
Il muso del plesiosauro è corto, ma la bocca era in grado di aprirsi moltissimo, e le mascelle erano dotate di denti conici posti in cavità, in un modo molto simile a quello dell'odierno gaviale (Gavialis gangeticus). Il collo è lungo e sottile, ma sembra essere stato piuttosto rigido, poiché le vertebre sono quasi piatte alle estremità: ciò indicherebbe che il plesiosauro non poteva tenere il collo in una posizione "da cigno", come ritratto in molte vecchie illustrazioni. Le altre vertebre sono costruite in maniera simile e unite fermamente, e non vi era l'osso sacro. Le costole, a metà del tronco, costituiscono una struttura robusta unita insieme. La coda è corta e diritta, particolarmente affusolata. I cinti pettorale e pelvico che sostengono i quattro arti sono eccezionalmente sviluppati; in particolare, l'arco pettorale assomiglia notevolmente a quello delle tartarughe. Le zampe sono vere e proprie natatoie allungate, ciascuna dotata di cinque dita ma con moltissime falangi addizionali. Alcune tracce di pelle rivelano che il plesiosauro non era dotato di squame, ma presentava una superficie liscia.